Bullismo Progetti | Bullismo a scuola

Bullismo Progetti
Bullismo a scuola

Bullismo Progetti

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Nella scuola italiana gli interventi vengono proposti sotto forma di progetti. Progetti che gli stessi insegnanti o associazioni, cooperative o persone fisiche sottopongono alle scuole.

 

Ma i progetti possono essere una soluzione per contrastare il bullismo? Gli obiettivi su carta, trovano conferma nella pratica?

 

 

Tra le proposte più utilizzate per risolvere i problemi la più gettonata nella scuola italiana è sicuramente quella dei progetti. Tutto quello che esula dalla normale programmazione scolastica, viene proposto sotto forma di progetto.

Ma che cosa è un progetto? È la proposta di un intervento che si vorrebbe attuare presso o per l’ente a cui viene proposto. Un professionista, ma soprattutto associazioni e cooperative, presentano un plico riguardante tutto il percorso lavorativo ideato dai promotori: intervento, finalità, obiettivi, contenuti, attività, metodologie, verifiche iniziali, in itinere  e conclusive. Titoli, qualifiche ed esperienza dei promotori. E via discorrendo.

Purtroppo nella realtà i progetti sono delle iniziative tanto belle sulla carta quanto inutili nella realtà, spesso anche dispendiose.

In apparenza il progetto sembra articolato ma nella realizzazione è molto carente. Eppure il progetto si è radicato nella realtà italiana; associazioni, cooperative, ma gli insegnanti stessi, hanno imparato a sfornare progetti a iosa, spesso lo stesso progetto viene proposto a più enti.

A progetto ultimato le relazioni risultano spesso essere evanescenti: il progetto ha favorito, ha potenziato, ha rinforzato, sono migliorate le abilità, i ragazzi hanno avuto la possibilità di esprimersi, hanno affinato la capacità di… e via discorrendo. Ma nella realtà i risultati sono scadenti, spesso non raggiungono nemmeno il 20% degli obiettivi prefissati.

Naturalmente non facciamo di tutta l’erba un fascio, ma possiamo affermare che i progetti, nella maggior parte dei casi, presentano molte lacune:

  • Nonostante gli obiettivi siano specifici, nella realtà non sono rispondenti alla soluzione del problema.
  • Vengono realizzate solo il 50% delle attività proposte sulla carta.
  • Vengono realizzati in maniera sbrigativa e superficiale.
  • Il personale, gli strumenti e le risorse proposte sulla carta si riducono drasticamente in fase di realizzazione.
  • Risultano poco efficaci e i risultati finali sono blandi, se non nulli.
  • Vengono proposti da enti o persone che non sono davvero specializzate riguardo al problema.
  • Sono di breve durata, spesso non superano i sei mesi, e le 20-30 ore.
  • I problemi di organizzazione, la messa a punto di materiale etc. causa ritardi di inizio ad ogni incontro, il che riduce ulteriormente il tempo effettivo.

Riguardo al punto finale possiamo immaginare che se un progetto prevede un incontro a settimana di 2 ore, nella realtà dei fatti si riduce ad una sola ora, poiché il tempo impiegato per spiegare, organizzare il lavoro, gestire i ragazzi e partire fa parte di quelle due ore. Un progetto di 32 ore, diviso in 16 incontri settimanali, circa 4 mesi, nella realtà dei fatti si riduce a 20 ore effettive. Il che possono essere valide per progetti che hanno bisogno di interventi al quanto brevi. Per esempio se volessi insegnare ai ragazzi di in una scuola superiore come intervenire in caso di arresto cardiaco, forse 20 ore potrebbero bastare. Ma per problematiche come il bullismo i tempi sono lunghi, occorrono almeno 6 mesi con 4 ore settimanali… ma i costi lieviterebbero inesorabilmente e la maggior parte delle scuole non investirebbero in un problema che ancora da molti è sottovalutato o etichettato come semplici conflitti tra ragazzi.

Come abbiamo detto una lacuna sta nei promotori che spesso non sono veri esperti in materia, probabilmente hanno titoli e qualifiche ma non hanno fatto studi specifici relativi al problema che si va ad affrontare. Proprio riguardo al bullismo i progetti sono spesso presentati da laureati in scienze dell’educazione, da psicologi, sociologi, e perfino psicomotricisti e logopedisti, ma la loro conoscenza del fenomeno si limita a notizie apprese da internet e qualche libro di testo, magari studiato appositamente per realizzare il progetto. Ma basta internet e un libro di testo? E quali sono le loro reali competenze? Quanti casi di bullismo hanno visto? Quanti sono i casi di bullismo che hanno affrontato? Quanti risolti? Basta così poco per realizzare un progetto e affrontare il bullismo?

Altra lacuna dei progetti è che spesso sono destinati solo ad alcuni alunni: nel caso del bullismo non si può escludere nessun bambino visto che, direttamente o indirettamente, sono tutti protagonisti.

Un altro problema è che proprio l’ente richiedente, la scuola, nel momento in cui si affida ai progetti dimostra di non aver chiaro il problema bullismo, e come farà in questo caso, data la mancanza di conoscenza, scegliere tra i progetti presentati quello più idoneo?  Le scuole, gli ospedali, le ASL e gli enti pubblici in generale sono molto attratti dalla progettazione, ma si può realmente comprendere la preparazione di un proponente in base a quello che redige su carta?

Per vostro figlio scegliereste un pediatra per la capacità di scrivere una ricetta o per la sua capacità di medico?

Riguardo le cooperative e le associazioni il problema diventa ancora più grande: queste due categorie spesso vivono di progetti e di bandi di concorso. Basti guardare le gare pubbliche, i bandi pubblici che riguardano il sociale e notare che spesso sono sempre le stesse associazioni a vincere.

A volte i bandi pubblici vanno al ribasso, cioè vince chi propone il prezzo migliore, ma il prezzo migliore rende lo stesso servizio?

Ho assistito spesso a progetti redatti da associazioni e cooperative, ho partecipato anche a dei colloqui in passato dove richiedevano titoli specifici per quel bando. Sul progetto vengono inserite le più disparate figure, anche più di dieci, ma una volta vinto il bando, l’associazione mette in pratica il progetto con uno/due laureati e la collaborazione di qualche tirocinante universitario, non retribuito.

Ogni progetto che si rispetti, soprattutto con il bullismo, con ogni probabilità proporrà il Coinvolgimento dei genitori, il Questionario, il Cineforum e il teatro (Role-play) che come abbiamo già visto non sono molto efficaci con il bullismo.

Se soffrite di bruciori allo stomaco vi rivolgerete ad un medico specialista: il gastroenterologo, ma se vi rivolgeste ad un cardiologo, comunque un medico, quante saranno le possibilità che emetta la giusta diagnosi e vi prescriva la giusta cura?

Se a scuola c’è un problema con il bullismo va interpellato un esperto di bullismo, non si stendono progetti.

Se avete un problema legale vi recherete da più avvocati e sceglierete quello che riterrete più preparato, che vi ispirerà maggiore fiducia, quello che riterrete il migliore, e non perché avete scelto il miglior progetto che vi hanno sottoposto, dell’iter legale che avrebbero percorso. Avete mai visto un avvocato che vi fa il progetto del percorso legale che intende intraprendere? Avete mai visto un medico che vi sottopone il progetto della cura a cui andrete a sottoporvi?

Il bullismo è un fenomeno serio e va trattato con tutta la professionalità e la serietà del caso. Gli avvocati, i medici, i professionisti, non fanno progetti, agiscono.

L’importanza di intervenire sul bullismo sta nel fatto di fermare il bullo e salvaguardare la vittima, i progetti possono essere una grande perdita di tempo e non raggiungere il vero obiettivo: tutelare la vittima.

Molti operatori e dirigenti scolastici di fronte alla critiche mosse ai progetti rispondono che almeno stanno facendo qualcosa, e che anche se poco l’importante è fare qualcosa. Per rispondere a questa affermazione andiamo ad attingere ancora una volta al campo medico, con un esempio chiaro:

Immaginate che per terra ci sia una persona con in atto un arresto cardiaco. Pensate ora che arrivi un tizio e gli alzi le gambe come si fa quando qualcuno perde i sensi, ed immaginate che voi gli diciate che serve un massaggio cardiaco, non alzare le gambe ed il tizio vi risponda che lui, almeno, qualcosa la sta facendo.

Ecco, un progetto sterile può avere la stessa valenza di alzare le gambe a chi sta avendo un infarto.

Concludiamo dicendo che il progetto può andare bene solo se proposto da persona esperta e deve contenere solo le informazioni essenziali riguardo le attività che si andranno a svolgere. Fermo restando che il miglior progetto da attuare con il bullismo sarebbe quello di inserire nella scuola una figura stabile, esperta in problemi che riguardano i minori che coordini insegnanti, genitori e dirigente scolastico.

 

 

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