La prima notte insieme

Capitolo 7 – La prima notte insieme

Era buio, la notte sarebbe giunta presto. Si misero in cammino in cerca di un rifugio. A differenza delle case i negozi erano tutti aperti, ma non era facile trovarne uno che andasse bene alla loro esigenze: alcuni erano troppo grandi, altri non avevano un angolo dove dormire, altri ancora avevano più entrate, e poi c’erano quelli in cui era troppo facile entrare e non sarebbero stati al sicuro. Camillo propose il centro commerciale ma Pamela scosse la testa vigorosamente, era ancora turbata dall’esperienza vissuta lì alcune ore prima. E poi le sembrava troppo grande e dispersivo, non le dava una sensazione di protezione. Finalmente trovarono qualcosa che faceva al caso loro. Sulla tabella c’era scritto: “C’era una volta!”. Era un negozio piccolo. C’erano due sedie a sdraio, il bagno e la saracinesca che si chiudeva dall’interno. Tra gli articoli in vendita c’erano anche tovaglie, lenzuola e asciugamani che avrebbero potuto utilizzare per difendersi dal freddo della notte. Camillo chiuse la saracinesca e le porte del negozio. Trascorsero la prima ora restando perlopiù in silenzio, un silenzio dettato soprattutto dall’imbarazzo. Giravano per il negozio guardandosi intorno e osservando la merce esposta. Poi Pamela si sedette su una delle sdraio. Camillo continuò a girovagare facendo finta di essere interessato alla mercanzia; prese una busta di caramelle e si andò a sedere. Ne offrì qualcuna alla compagna di viaggio. Poi Pamela fece il primo passo e si presentò.
«Io sono Pamela!»
«Camillo!» rispose il ragazzo guardando di lato visibilmente imbarazzato.
Restarono ancora in silenzio e alla fine Pamela si mise a dormire. Camillo restò sveglio fino a tardi, girò per il negozio dando uno sguardo agli scaffali. In un angolo c’era un televisore con il telecomando, Camillo lo accese. Tutti i network erano oscurati tranne quello nazionale. Non c’erano conduttori, trasmettevano continuamente un documentario registrato su Dabby Dan. Vennero mostrati dei disegni di Dracula, Frankenstein, e atri mille personaggi della fantasia, ma nessuno che potesse far capire esattamente quale fosse l’aspetto del mostro. Spense e si addormentò. Era notte fonda quando si risvegliò, non riusciva a dormire. Accese di nuovo il televisore, trasmettevano il solito documentario.

Dabby Dan è il peggior assassino mai esistito. In confronto Jack lo squartatore, il cannibale di Milwaukee e il Mostro di Rostov sono brave persone. Cerca soprattutto i bambini, non si sa cosa gli faccia, ma li fa soffrire, se li mangia crudi. È talmente un mostro che il primo bambino che ha ucciso è stato suo figlio. La cosa peggiore sta nel fatto che i bambini sono attratti da lui come il ferro dalla calamita, come se fossero ipnotizzati. Non si sa se mangia anche gli adulti, ma è comunque bene stargli alla larga. Barricatevi in casa, puntellate tutte le porte e finestre. Aprite solo ai militari che in questi giorni vi porteranno le vettovaglie. Se siete ancora in strada scappate a casa. Se non avete una casa che il buon Dio abbia pietà di voi.
Poi un urlo lo fece sobbalzare.
«Camillo, ho paura, ho paura!»
Pamela piangeva a dirotto.
«Spegni spegni, ho paura! Perché hai acceso il televisore? Non voglio vedere queste cose!»
Camillo si mortificò e spense il televisore.
«Scusa non lo sapevo!»
Ormai non riuscirono più a prendere sonno. Camillo prese delle patatine da uno scaffale ed incominciarono a sgranocchiarle.
Pamela era pallida.
«Siamo gli unici in città, se ci trova se la prenderà sicuramente con noi!»
Camillo cercò di consolarla, ma era altrettanto spaventato.
«Forse è meglio spegnere la luce?»
Suggerì Pamela.
«Siamo al sicuro qui dentro, non ti preoccupare. Non ci sono altre entrate, solo questa con la saracinesca e l’abbiamo chiusa!»
«Hai paura del buio? Non mi dire che dormi con la luce accesa?»
Camillo diventò rosso come un peperone.
«Ma no. È che a casa mia non ho le persiane e nella stanza arriva la luce di un lampione e così mi sono abituato a dormire con la luce… non per paura.»
Pamela non insisté.
Verso le cinque del mattino si addormentarono di nuovo.
Era mattino inoltrato quando Camillo si svegliò. Dalla saracinesca passavano i primi raggi di sole. Dopo essersi strofinato gli occhi più volte vide Pamela armeggiare qualcosa sul bancone del negozio. Poi si portò verso di lui con un vassoio dove aveva preparato la colazione. Succo di arancio e pera, biscotti semplici e al cioccolato, cornetti e brioche. E poi qualche pacchetto di caramelle e di gomme. Pamela gli mostrò un sorriso e Camillo si sciolse dalla contentezza, in genere quando si trattava di mangiare era sempre felice, ma questa volta la gioia era doppia, sentiva che ora erano amici.
Finita la colazione riempirono gli zainetti con provviste varie. Camillo prese anche un coltello con la lama a scatto, “non si sa mai” pensò. Uscirono dal negozio e si inoltrarono nella giungla, una giungla deserta fatta di bestie feroci e sabbie mobili invisibili. Una giungla che nascondeva insidie dietro ogni angolo, e l’insidia più grande era il mostro.
«Ora è mattina, sicuramente troveremo qualcuno; di giorno la gente non ha paura!» disse Camillo per tranquillizzare l’amica e se stesso.

 

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