Genitori in rivolta | Mamme a scuola

Genitori in rivolta
Mamme a scuola

Mamme ostaggio
Un problema che si ripropone ogni anno, è quello dell’inserimento dei bambini nella scuola dell’infanzia e negli asili nido.

Le maestre chiedono ai genitori di restare in classe almeno per i primi giorni, alcuni per le prime settimane.

 

 

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Un problema molto serio per i genitori che lavorano; un problema per le maestre che si ritrovano in classe bambini che piangono, strillano, si gettano per terra disperati, sono colti da crisi isteriche.

Ma dove nasce il problema? Ma come si faceva negli anni passati?

Si tratta del solito cane che si morde la coda poiché le responsabilità sono da attribuire a tutti e a nessuno. Insegnanti e genitori diventano due treni che viaggiano in senso opposto e il punto di incontro si allontana sempre di più.

Ma prima di rimproverarli dobbiamo però spezzare una lancia in loro favore, genitori e insegnanti, a scapito di due figure molto discutibili quando si parla di scuola: il legiferatore ed il dirigente scolastico. Entrambi, troppo spesso, mancano delle più elementari nozioni di pedagogia dello sviluppo, a favore di abilissime capacità di risparmio e di guadagno:  il legiferatore risparmia sugli insegnanti sancendo la possibilità di creare classi di bambini di 3 anni fino ad un numero di 29 bambini per classe, i dirigenti scolastici che approfittano della legge per inserire in una classe  quanti più bambini possibile per aumentare gli introiti.

E così chi ci rimette le penne sono gli insegnanti, i genitori, ma soprattutto i bambini.

Dal canto loro, però, genitori ed insegnanti non sono esenti da responsabilità. Siamo nel terzo millennio, i bambini del terzo millennio sono viziati, sono mammoni, piagnucoloni, immaturi rispetto a tutte le tappe dello sviluppo, cresciuti da genitori iperprotettivi che non riescono a staccare il cordone ombelicale e facendoli vivere nella bambagia, esonerandoli da ogni responsabilità. Di contro abbiamo insegnanti poco formati; molti di loro hanno scelto la professione non per vocazione (fattore imprescindibile per l’insegnante) ma perché impiego statale. I percorsi di studio, laurea, master, tirocini etc., non forniscono  le minime nozioni su come gestire classi numerose e bambini capricciosi. Così ognuno demanda le responsabilità all’altro: i genitori dicono che gli insegnanti non sanno gestire i bambini, gli insegnanti dicono che i genitori viziano i bambini e loro hanno difficoltà di gestione, acutizzate dall’impossibilità legale di proporre interventi più severi.

E alla fine gli insegnanti pretendono che i genitori stiano in classe quanto più tempo possibile, i genitori vorrebbero svignarsela il prima possibile per liberarsi  dei “mostri”.

Morale? Settembre è un caos.

La soluzione? Troppo complicata. Certo è che l’inserimento dovrebbe vedere i genitori in classe solo uno, massimo due giorni. Certo è che gli insegnanti dovrebbero avere classi meno numerose per incominciare subito e con facilità attività di inserimento, ma anche essere preparati a gestire i primi giorni, attraverso formazione, fantasia e una grande voglia di fare. Certo è che i genitori dovrebbero incominciare a rendere i propri figli più maturi, meno piagnoni, lasciandoli, magari, qualche volta di più dai nonni, dagli zii, dagli amichetti, e gestire meglio le proprie ansie da separazione. Ma questo, lo sa chi è genitore come noi, è difficile, tanto difficile.

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