Bambini lasciati senza genitori | La triste pratica dei giudici italiani

Bambini lasciati senza genitori
La triste usanza dei giudici italiani

Bambini lasciati senza genitori

Bambini lasciati senza genitori

 

Ci perviene un’altra storia, un’altra triste e assurda storia, una di quelle che lasciano l’amaro in bocca e una serie di domande senza risposte. Una storia in cui le dinamiche sono poco chiare.

Ma come si può lasciare un bambino senza la mamma per 80 giorni?
Soprattutto come lo si può fare in un caso di separazione?

Come si può separare un bambino dalla mamma in una guerra tra genitori?

La storia di Valentina, ma soprattutto la storia di un bambino a cui è stato tolto l’affetto della mamma.

 

Ma quando verrà tolto ai giudici il barbaro potere di disporre della vita di un bambino, causandogli traumi profondi, in modo arbitrario, senza aver svolto un’indagine approfondita a 360°?

Ci sono denunce pregresse di violenza? Ci sono diagnosi pregresse di disturbi seri della personalità? Ci sono stati episodi in cui la madre ha messo in serio pericolo il bambino?
Come si possono prendere in considerazione le registrazioni di una delle parti coinvolte e utilizzate per nuocere alla controparte?
Lo ribadiamo, non possiamo conoscere i fatti nei minimi particolari, ma togliere la madre ad un bambino deve essere fatto solo in casi davvero eccezionali, e sicuramente non quando c’è di mezzo una separazione, dove i figli vengono utilizzati soprattutto per recare danno al coniuge, fare dispetto, o per screditare la controparte.

Naturalmente Educabimbi resta a disposizione di tutti, se qualcuno ha qualcosa da dire lo può fare e noi prenderemo in considerazione ciò che si ha da dire, ma partendo da un presupposto: togliere la mamma a un bambino per 80 giorni è sbagliato, salvo casi davvero eccezionali. Non ci contattate per dire il contrario.

Questa è la storia di Valentina.

Soprattutto questa è la storia di un bambino a cui è stato sottratto l’affetto della persona più importante: la mamma.

 

Sono Valentina la mia storia inizia il 12 luglio 2020 sera, quando a seguito di una brutta lite con mio marito lui ha richiesto l’intervento della polizia asserendo che era chiuso in camera con nostro figlio e che io volevo buttare giù la porta della camera con un martello. In realtà io gli ho solo urlato di aprire e che se non avesse aperto avrei buttato giù la porta, ma non avevo nemmeno un martello a portata di mano. Ero solo spaventata del fatto che si fosse chiuso in camera con il bambino.

All’arrivo della polizia la porta era perfettamente intatta come il resto della casa, io addirittura ero al telefono. Quattro poliziotti mi hanno portato in Commissariato dicendomi che era la prassi ed io ignara di tutto e credendo di dover andare a firmare l’intervento sono andata con loro tranquillamente. Alle 4 di notte gli agenti mi hanno chiesto se avessi un avvocato e in quel momento sono venuta a conoscenza che mio marito aveva registrato la lite a mia insaputa e mi aveva denunciato per violenze psicologiche contro lui e mio figlio di 7 anni. Inoltre senza che io sapessi niente fino a quel momento, avviava pratica di separazione.

Da quel momento è iniziato il mio incubo!

Nonostante mi ritenessero pericolosa mi hanno fatto ritornare a casa insieme a mio marito e sono rimasta con lui e il bambino per ben 10 giorni; fino al 23 luglio quando è arrivata la misura cautelare dove mi si notificava che dovevo abbandonare la casa in cui vivevamo e che non potevo più avvicinarmi a mio figlio e mio marito, senza neanche poter salutare il bambino.

Il 30 luglio ho avuto l’interrogatorio dove spiegavo che le registrazioni che mio marito aveva fornito riguardavano una lite ed era chiaro che lui restava calmo visto che sapeva di registrare.

Nonostante 8 testimonianze a mio favore, una perizia psichiatrica effettuata da un neuropsichiatra forense in cui escludeva qualsiasi pericolosità e 230 foto che ci ritraevano tutti e tre insieme e sorridenti fino al momento della denuncia, il Gip ha confermato la misura cautelare così come il riesame.

In tutto ciò a mio figlio è stata negata la possibilità di vedere la mamma per ben 80 giorni. 80 giorni in cui un bambino non ha saputo niente della propria madre, senza che nessuno gli spiegasse la motivazione dell’assenza della mamma. (Fatta salva la versione del padre e nella nonna paterna con cui il bambino trascorre la maggior parte del tempo visto che il padre lavora ndr)

Dopo, ripeto 80 giorni, il 20 di settembre il tribunale dei minori è intervenuto concedendomi di rivedere mi figlio a cominciare dall’8 ottobre per un’ora a settimana alla presenza degli assistenti sociali. Premetto che al bambino non è stato assegnato nessun supporto psicologico o di aiuto per le presunte violenze psicologiche subite da parte mia.

Se ero così pericolosa, e se avevo creato traumi così profondi non avrebbe dovuto avere un supporto psicologico?

Non credo che questo sia tutelare un bambino, ma anzi, vuol dire traumatizzare un bambino profondamente. Togliere un bambino alla madre con cui trascorreva le intere giornate, e con lei vedeva tutti i suoi amichetti, tutto questo senza svolgere delle vere e corrette indagini.

Educabimbi da anni appoggia la causa di madri, padri e genitori a cui vengono sottratti i figli con troppa facilità. Da anni cerchiamo qualcuno, soprattutto politici, che prendano a cuore di questa brutta pratica. Non abbiamo mai avuto risposte. In Italia qualcosa ha incominciato a muoversi con Bibbiano, ma più dei bambini e genitori in sé, a tutti interessava solo la diatriba politica.

A noi interessa solo il bene dei bambini e dei genitori a cui vengono sottratti, perché, lo ripetiamo: nell’99% dei casi le soluzioni potrebbero essere diverse.

 

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