Bambini viziati – Bambini onnipotenti

Bambini viziati
Bambini onnipotenti

Bambini viziati-onnipotenti

Bambini viziati-onnipotenti

Viziare i bambini non solo porta ad avere figli che pretendono tutto o che piangono per ogni cosa, ma può creare quei bambini affetti da quello che Giuliana Ukmar definisce “sindrome da bambino onnipotente”.

Si tratta di un bambino che crede di essere il protagonista assoluto e tutti gli altri sono comparse nel suo film.

 

 

Il bambino onnipotente pretende che tutto gli sia dovuto, pensa che tutti coloro che gli girano intorno siano suoi subalterni: è lui che decide per sé e per gli altri. Non sa perdere, non sa accettare un rifiuto ed ha imparato ad utilizzare qualunque espediente per ottenere quello che vuole. Fa in modo che tutto ruoti intorno a sé, utilizzando l’altro come oggetto per raggiungere i propri scopi. Quando è con gli altri bambini è lui a dirigere il gioco: decide a cosa giocare, chi deve giocare e quando smettere. Nei giochi simbolici pretende di interpretare il ruolo di capo o di protagonista.

Quando non si fa come dice lui se ne va proferendo la fatidica frase: non gioco più.

È egoista, superbo, opportunista, manca di empatia. Ma queste caratteristiche invece di emarginarlo,  gli conferiscono una forte ascendenza sugli altri, soprattutto su bambini più deboli. Ma allo stesso tempo è incapace di risolvere le difficoltà non essendo abituato ad affrontarle, in quanto c’è sempre chi se ne occupa al posto suo.

Ma come nasce un bambino onnipotente?

È il prodotto della nostra società e la causa va ricercata in una molteplicità di fattori.

Una delle prime cause è sicuramente dovuta al fatto che i genitori di oggi non hanno la forza di sostenere un’educazione autorevole, in quanto incapaci di gestire il disagio di vedere i propri figli soffrire. Siamo passati così da un’educazione eccessivamente rigida, come era in passato, a quella attuale fin troppo permissiva. Il genitore di oggi non riesce ad affrontare lo stress di vedere il proprio bambino piangere, e per non farlo piangere accontenta ogni suo capriccio. Non è in grado di prendere decisioni ferme riguardo alla sua educazione, non riesce ad imporre regole, e anche quando ritiene opportuno far rispettare una norma poi non riesce ad avere la costanza di restare fermo sulla decisione. I genitori spesso sanno di avere bambini viziati, ma cercano sempre di giustificarsi, anche di fronte ad evidenti problemi comportamentali dei propri figli, e anche in questo caso i genitori tendono a discolparsi dando la colpa a fattori esterni: i nonni, la scuola, le compagnie etc.! Altre volte giustificano le proprie debolezze con una sorta di ripicca verso la propria infanzia: i miei genitori erano severi, con mio figlio voglio essere affettuoso.  Oppure: ho avuto una infanzia povera, mio figlio deve avere tutto quello che non ho avuto io.

E questo li spinge a seguire l’educazione proposta da una corrente di pensiero che è a favore di una educazione permissiva, mascherata da educazione sana, basata solo ed esclusivamente sul dialogo,  che disapprova qualsiasi tipo di punizione, che definisce pedagogia nera quella basata sul metodo autorevole e non autoritario, che abusa fortemente del termine “trauma” per spaventare genitori inesperti, che pensano che tutto si possa risolvere spiegando le cose ai bambini anche laddove i comportamenti possono essere pericolosi per gli altri. Che rifiutano ogni tipo di rinforzo educativo (la vita è fatta di rinforzi: noi lavoriamo per avere lo stipendio a fine mese, amiamo per essere ricambiati etc.).

Viziare un bambino può creare modelli di bambini diversi tra loro, un bambino viziato può essere: mammone, piagnucolone, pauroso, introverso, emarginato, fino a quello che  Giuliana Ukmar definisce “sindrome da bambino onnipotente.

Perché ci sia il passaggio da bambino viziato a bambino onnipotente c’è una componente importante: il bambino si sente onnipotente perché oltre ad essere viziato, i genitori lo educano inculcandogli l’idea di essere il protagonista indiscusso. Lo difendono in qualsiasi circostanza, anche laddove sono evidenti errori e comportamenti negativi.  Vedi il caso dell’insegnante che fece scrivere al bambino 100 volte: Sono un deficiente!

Alcuni genitori parlano solo ed esclusivamente dei propri figli, sottolineano ogni loro capacità, ingigantendone imprese e attività. Elogiano ogni virtù, anche quelle che in realtà il bambino non possiede. Ritengono che il proprio bambino sia il migliore di tutti e che tutto gli è dovuto. Inoltre questo atteggiamento li porta ad obbligare gli altri a trattare il bambino come un dio ed i primi a farne le spese sono gli insegnanti che si trovano a combattere con genitori che pretendono che il figlio non venga ripreso, punito, sgridato. Addirittura non esagerare con i brutti voti quando non va bene a scuola, il tutto attraverso la spiegazione di traumi psicologici e minacce di denunce.

Questo genera il bambino onnipotente: un bambino che crede e pretende di stare al centro del mondo. Un bambino che ha molte più probabilità di diventare un leader  negativo o nel caso peggiore un bullo.

I bambini non vanno accontentati sempre e non vanno sopravvalutati. Bisogna essere fermi e soprattutto onesti: lodarli quando meritano e rimproverarli quando hanno comportamenti inadeguati.

Diventa quindi importante la sincerità. Se è stato bravo lodatelo, ma non infondete in lui l’idea che è il più bravo di tutti. Non state continuamente a dire che è il migliore, e soprattutto non lodate troppo le sue imprese in sua presenza.

È inoltre fondamentale non trovare un alibi ai suoi errori: Se giocando a calcio sbaglia un rigore, è importante non scaricare gli errori sugli altri: non è colpa tua, il portiere si è mosso prima, sei stato disturbato dai giocatori, il pubblico fischiava… il bambino non riuscirà ad imparare dall’errore perché non lo considererà un errore e quindi non cercherà di migliorare o di correggere il suo tiro. In questo caso il bambino non va punito, rimproverato o denigrato, così come non va deresponsabilizzato attraverso alibi, spesso inventati, ma va incoraggiato e sostenuto.

Ma qual è il modo giusto di educare?

Non c’è il metodo universale, ogni bambino è un mondo a sé, ma alcune regole sono fondamentali:

Bisogna insegnare al bambino l’educazione ma soprattutto il rispetto, il rispetto verso tutto e tutti.

In generale viga la regola del “in medio stat virtus” e la soluzione sta a cavallo tra il passato e il presente: tra il metodo passato dove il bambino veniva umiliato quando sbagliava e il metodo attuale che consiste nel sollevarlo da ogni responsabilità, vige la sana regola di dare un colpo al cerchio e un colpo alla botte. Il bambino va lodato quando si comporta bene e rimproverato o fermato quando si comporta male.

Va elogiato senza esagerare quando riesce bene in un una cosa e va compreso quando non riesce, facendogli vedere la realtà ma senza umiliarlo.

Nella difficile arte di educare i figli sbagliare è la cosa più semplice, ma a volte, rispettando poche regole possiamo almeno evitare gli errori più gravi che possono creare bambini odiosi, come nel caso del bambino onnipotente.

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