Bullismo Ministero Pubblica Istruzione

Bullismo Ministero Pubblica Istruzione
Bullismo a scuola

Ministro dell'istruzione

Ministro dell’istruzione

Perché la scuola italiana è scadente? Perché non si investe nella scuola, formando ottimi docenti e ottimi alunni, cambiando le regole in maniera intelligente e costruttiva e non apportando solo tagli con leggi discutibili e incostituzionali?

Perché per tutti i ministri che si sono succeduti la priorità è sempre stata quella di risparmiare?

La domanda a questo punto è d’uopo: è un problema di incompetenza o di malafede?

 

 

Se avete avuto la fortuna di aver visitato una scuola tedesca, inglese, finlandese, svizzera o se solo avete guardato le immagini sui motori di ricerca, avrete sicuramente notato che le scuole nord europee sono molto belle, attrezzate, innovative, accoglienti, colorate. Fino a ieri però noi italiani giustificavamo la carenza strumentale e strutturale delle nostre scuole vantandosi che i nostri alunni fossero tra i più qualificati in Europa.

 Ma se questo valeva fino a ieri, oggi i nostri alunni sono tra i peggiori d’Europa e non ultima tra le possibili cause, sulla quale bisognerebbe riflettere molto, c’è la ricerca OCSE dalla quale emerge che gli studenti italiani sono tra i più infelici di andare a scuola. Perché? A nostro avviso le cause sono molteplici: scuole poco accoglienti da tutti i punti di vista, didattica artificiosa e opprimente ma poco efficace, insegnanti poco empatici e stressati, che vengono costretti a dedicare la maggior parte della loro formazione a programmazioni inutili a svantaggio di formazione di metodologie che facilitino l’intervento soprattutto in presenza di problematiche come possono essere il bullismo, presenza di bambini disabili, bambini stranieri etc.!

Purtroppo negli ultimi anni, ma in realtà possiamo affermare che la scuola italiana si è sempre mossa verso la stessa direzione, i vari governi che si sono succeduti hanno elaborato progetti e leggi sempre inadeguate, o peggio, che non miravano ad un miglioramento concreto, ma ad un considerevole risparmio. Certo è che nella scuola italiana ci sono una miriade di problemi, e sicuramente i costi di gestione male amministrati, è uno di questi; ma oltre a quella che si potrebbe definire demagogia: “non si dovrebbe risparmiare sul futuro dei nostri figli e sulla cultura”, possiamo affermare che prima di tagliare bisognerebbe migliorare. E comunque quandanche i tagli fossero assolutamente necessari, i soldi risparmiati dovrebbero essere reinvestiti in toto nella scuola.

La domanda è sicuramente provocatoria, ma noi la riproponiamo: i ministri e i governi che si sono succeduti erano mossi da incompetenza o da malafede?

Volendo escludere la malafede, cioè nascondersi dietro riforme epocali con il solo scopo di risparmiare ai danni delle nuove generazioni, della cultura, del futuro di questa nazione, dobbiamo allora per forza di cose sospettare incompetenza e, ad onor del vero, a rafforzare questa tesi c’è un dato al quanto preoccupante che emerge da un’analisi svolta su tutti i ministri dell’istruzione che si sono succeduti negli anni. Sia chiaro non vogliamo cadere nella demagogia di alcuni politici o a quella di social che cercano pubblicità, ma purtroppo a volte la demagogia nasce da un problema reale che poi viene trasformato in altisonanti battaglie demagogiche per riscuotere voti, iscritti, fan etc.!

Ministri e bullismo

Ministri e bullismo

 

 

 

 

 

 

 

 

Guardando la tabella non ci vuole un particolare acume per ravvisare un dato che accomuna tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi 30 anni, indifferentemente da destra o sinistra, e cioè che tra i ministri dell’istruzione non c’è nessuno laureato in pedagogia (scienze della formazione o scienze dell’educazione). Qualcuno ha la laurea in lettere o qualche esperienza nei licei come la Falcucci, ma cosa ne sanno di scuola dell’infanzia o primaria? Ma il fatto più sconvolgente è che la stragrande maggioranza sia laureata in giurisprudenza, alcuni sono docenti universitari. Ora sarebbe accettabile se le riforme le facessero all’università, o al massimo nella scuola superiore, ma un laureato in giurisprudenza quante competenze ha per elaborare una riforma nella scuola dell’infanzia e della primaria e della medie superiori? Praticamente nessuna, anzi ha una forma mentis specifica che può addirittura risultare dannosa per l’età a cui facciamo riferimento. E ci rifiutiamo categoricamente di accettare l’idea che i ministri in questione si circondino di un’equipe tecnico specialistica, perché le riforme effettuate fino ad ora hanno dimostrato esattamente il contrario, anche perché nel caso si fossero avvalsi di esperti, verrebbe il lecito dubbio sulla competenza di quegli “esperti”. 

Ora è chiaro che la nostra costituzione dà a chiunque la possibilità di essere eletto ministro (benché non è chiaro che cosa passasse per la testa dei padri costituenti quando hanno approvato la costituzione), e si presuppone che chiunque possa essere tanto in gamba da varare una legge intelligente, e nessuno mette in dubbio che in questi anni alcune leggi fatte dai succitati ministri abbia fatto qualcosa di buono, ma perché non posso insegnare musica senza il diploma al conservatorio nella scuola primaria, anche se mi chiamo Fabrizio De André? Perché non posso diventare maestro in una scuola dell’infanzia senza prima laurearmi in scienze della formazione, abilitarmi attraverso corsi universitari e partecipare ad un concorso, risultare idoneo, anche se mi chiamo Mahatma Gandhi? E perché, invece, per riformare quella stessa scuola dell’infanzia posso essere laureato in giurisprudenza, la laurea meno attinente alle esigenze psico-pedagogiche dei bambini?

C’è alla base una grandissima contraddizione che è sintomo di un malessere generale delle nostre istituzioni. Certo nessuno ci può assicurare che un ministro laureato in pedagogia non possa fare altrettanti danni, anzi potrebbe esserci il rischio che possa effettuare leggi che abbiano una didattica ancora più artificiosa di quella che abbiamo, o una strizzando l’occhio ad una certa psicologia proporre una scuola improntata sul permissivismo, ma lo stesso vale per gli insegnanti,  nessuno può assicurarci che un diplomato al conservatorio sia un insegnante più bravo di quanto non lo sarebbe stato Fabrizio De André.

Ed ecco perché non possiamo meravigliarci se poi sentiamo pronunciare da un politico la frase aberrante:

“Ritorna il cinque in condotta: una chiara risposta al bullismo!”

È molto triste pensare che studiosi come Dan Olweus, Peter K. Smith, Sonia Sharp, Ada Fonzi, Ersilia Menesini e tanti altri abbiano dedicato la propria vita allo studio sul bullismo e vengano banalizzati da affermazioni al quanto discutibili.
Questa frase trasuda superficialità da tutti i pori e mette in evidenza la totale mancanza di formazione e competenza su argomenti delicati come il bullismo e la scuola, da parte di chi come ministri dell’istruzione e i capi di governo che per il ruolo che ricoprono dovrebbero avere almeno una piccolissima infarinatura sugli argomenti sui quali legiferano.

Tale frase ha lo stesso valore di un ministro della sanità che legalizzasse l’uso dei talismani nelle cure delle malattie.

Concludiamo con una triste considerazione e cioè che in Italia vige anche una sorta di pregiudizio verso alcune categorie, mentre altre sono sopravvalutate. Si pensa che alcune lauree possano essere onniscienti, mentre altre come le lauree in materie pedagogiche siano di scarso valore.

Come è possibile che la maggior parte dei ministri dell’istruzione siano laureati in giurisprudenza? Ossia le figure con la più scarsa formazione pedagogica?

Cosa direbbero giudici e avvocati se il ministro della giustizia fosse un geologo o un biologo?

L’Italia gira così, si permette ad un laureato in giurisprudenza o in fisica di legiferare sulla scuola; ma siamo sicuri che se venisse eletto come ministro della scuola dell’infanzia e primaria un meccanico o un panettiere, scoppierebbe la rivoluzione.

 

  1. Guido Bodrato Laureato in giurisprudenza
  2. Falcucci Franca  Laureata in scienze politiche, professoressa di licei
  3. Giovanni Galloni Avvocato
  4. Sergio Mattarella Laureato in Giurisprudenza
  5. Gerardo Bianco Laureato in lettere classiche
  6. Riccardo Misasi Laureato in Giurisprudenza
  7. Rosa Russo Iervolino Laureata in Giurisprudenza
  8. Francesco D’Onofrio Laureato in Giurisprudenza
  9. Giancarlo Lombardi Laureato in ingegneria elettronica
  10. Luigi Berlinguer Laureato in giurisprudenza
  11. Tullio De Mauro Laureato in Lettere classiche
  12. Letizia Brichetto Arnaboldi Moratti Laureata in Scienze politiche.
  13. Giuseppe Fioroni Laureato in Medicina
  14. Maristella Gelmini Avvocato
  15. Francesco Profumo Laureato in ingegneria elettrotecnica
  16. Maria Chiara Carrozza  Laureata in fisica Docente universitario
  17. Stefania Giannini  Laureata in lettere –  Docente e Rettrice universitaria

 

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