Fuga dal Luna Park

Capitolo 25 – Fuga dal Luna Park

La mattina seguente furono svegliati da una pioggia fitta e da forti rumori. Camillo spiò dalla finestra e vide i soldati perlustrare il Luna Park. Ce ne erano molti intorno al trenino. Lo stavano perquisendo. Vicino a loro Camillo scorse Zucchero a velo che tremava.
«Quel bastardo di Zucchero a velo ha fatto la spia! Stanno venendo qui!».
Uscirono dalla roulotte uno alla volta, tenendo la porta semichiusa per non farsi vedere. Il custode davanti e i ragazzi dietro con il cuore che batteva all’impazzata. Si diressero verso l’apertura del reticolato. Voltarono a destra. Proseguirono per un tratto fino a quando entrarono in una cabina in muratura. C’era una scala; la percorsero in fretta chiudendo la porta dietro di loro. Si trovarono nelle fogne della città. Pamela ebbe i brividi, Betta stringeva la sua mano sempre più forte. L’aria era pestiferas e cupa, era buio, un’atmosfera tetra spezzata di tanto in tanto da piccoli raggi provenienti dai tombini della strada in alto. Erano costretti a camminare in fila indiana per non finire con i piedi nell’acqua fetida e per scavalcare la spazzatura che incontravano sul loro cammino. Il custode faceva strada spedito e i ragazzi facevano fatica a stargli dietro. Era chiaro che non era la prima volta che percorreva i cunicoli delle fogne. Giunsero ad un incrocio di viuzze, il custode si fermò, alcuni ratti gli stavano attraversando la strada, Pamela e Betta urlarono e si aggrapparono a Camillo. Il custode la guardò con espressione inebetita.
«Sono topolini, sempre bravi amici!»
Pamela voleva urlare e controbattere, ma Camillo la fermò.
«Sta scherzando Pamela!» disse, ma non era convinto del tutto della sua affermazione.
Girarono nella direzione da dove stavano venendo i ratti. Pamela chiuse gli occhi e afferrò la maglia di Camillo, lasciandosi trascinare senza guardare, tendendo Betta stretta tra le braccia. Ma nessuna paura è più grande del non vedere e di tanto in tanto apriva un po’ gli occhi per accertarsi che tutto fosse a posto e fu proprio in una di quelle brevi incursioni nel mondo reale che vide qualcosa muoversi dietro un angolo. Tirò la maglia di Camillo e gli sussurrò nell’orecchio che c’era qualcuno. Anche il custode dovette percepire una presenza e si fermò mettendosi con le spalle al muro. Altrettanto fecero i ragazzi. Si spingevano quanto più potessero al muro, quasi volessero diventare parte di esso. Restarono lì per alcuni minuti, a guardare quell’ombra che si muoveva in modo strano. Poi come per un sortilegio malefico l’ombra si duplicò. Ma non si era duplicata, erano in realtà due ombre avvinghiate che ad un tratto si erano separate. Ma che facevano due ombre abbracciate lì sotto? Le due ombre si spostarono passando sotto uno di quei tombini da dove filtrava la luce, i loro lineamenti divennero chiari per qualche secondo. La prima ombra era quella di uno soldato, uno di quelli con una stella rossa. La seconda ombra era di una donna. Era alta, bionda, con delle calze a rete.
«Oh mio Dio!» esclamò Pamela.
Fu però lesto Camillo a tapparle la bocca con una mano prima che quei due la sentissero.
«Ma sei pazza, vuoi farci scoprire?» le disse con un fil di voce.
«Camillo, quella non è una donna, è quell’uomo vestito da donna che abbiamo incontrato alla stazione!»
Camillo annuì.
«Camillo ma se un uomo bacia un altro uomo vestito donna, è gay?» chiese la ragazza.
Pamela notò che Camillo era in difficoltà e troncò il discorso.
Ad un certo punto il cunicolo si allargò, sulla parete destra c’era una porta. Poi sentirono urlare.
«Alt, fermi, non fate un altro passo! Fermi, qualificatevi!».
I ragazzi rabbrividirono. Da lontano videro splendere una stella d’oro sul braccio di un soldato.
«Sono l’uomo delle fogne, sto pulendo le fogne!» disse Camillo.
«Nessuno può pulire le fogne senza il mio permesso!»
«Oh… pensavo che dovessi ascoltare quello che mi ha detto il soldato con il blasone d’oro!»
«Il Generale? È stato il Generale a ordinarglielo?» chiese il soldato.
«Sì!»
«Ok, ma si sbrighi!» disse il soldato.
Poi videro il soldato e il travestito passare ad un palmo da loro che correvano per non farsi scorgere dal soldato con la stella d’oro.
«Grande, l’hanno bevuta, hanno creduto davvero che eri l’uomo delle fogne e che te l’avesse ordinato il generale!» disse Pamela a Camillo.
Restarono soli, entrarono nella porta sul muro, c’era una scalinata e si ritrovarono sulla riva di un fiumiciattolo, sotto un ponte. Costeggiarono il torrente fino ad uno stagno, lì abbandonarono il corso d’acqua e si inoltrarono in aperta campagna.

 

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