Il Metodo dei quattro cantoni | Il perché del nome

Il Metodo dei quattro cantoni
Il perché del nome

Metodo dei quattro cantoni

Il Metodo dei quattro cantoni

 

Il metodo dei quattro cantoni è un insieme di tecniche per affrontare il bullismo e in generale le classi turbolente.

Perché metodo dei quattro cantoni? Da dove deriva il nome? Vediamo insieme di che cosa si tratta.

 

 

 

 

 

Perché il metodo dei quattro cantoni?

L’idea prende spunto dal famoso gioco di quando eravamo piccoli, in cui si formava un quadrato per terra e ad ogni angolo corrispondeva un cantone. Nel metodo ad ogni cantone corrisponde uno dei quattro strumenti che un insegnante dovrebbe utilizzare con gli alunni:

Autorevolezza – Amore – Divertimento – Fantasia.

I quattro strumenti sono utili per affrontare le difficoltà che si incontrano ogni giorno. Permettono al docente di interagire con tutti gli alunni, sia quelli tranquilli che quelli più turbolenti, ma al contempo anche dialogare con genitori, colleghi e dirigenti.

Amore, autorevolezza, divertimento e fantasia sono tra le migliori armi che gli insegnanti possono mettere in campo per gestire al meglio il proprio lavoro.

Il metodo dei quattro cantoni parte dal presupposto che l’arma vincente sia il lavoro d’equipe, ma con la consapevolezza che non sempre si riesce a lavorare in sinergia con i colleghi, per questo motivo il metodo permette di lavorare anche individualmente, raggiungendo comunque risultati soddisfacenti.

È bene precisare, però, che affinché i quattro strumenti funzionino devono essere utilizzati con:

equità e rispetto

Amore, autorevolezza, divertimento e fantasia potrebbero essere controproducenti se non utilizzati con equità e rispetto. Un insegnante deve essere equo, imparziale, obiettivo, inclusivo. Ogni bambino, nella sua individualità, è uguale e ha gli stessi diritti di tutti gli altri. Tutti i bambini hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri nel rispetto della normativa vigente. Tutti gli alunni, senza alcuna distinzione, devono godere del totale rispetto da parte dell’insegnante. Che siano maschi o femmine, simpatici o antipatici, italiani o stranieri, cattolici o musulmani, poveri o ricchi, figli di falegname o di senatore, almeno nella scuola, non devono esserci differenze.

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