Capitolo 12 – Il mostro
Camillo osservò spostando solo le orbite degli occhi, poi la esortò ad alzarsi e si rintanarono nel bar. L’uomo non li aveva visti, si nascosero e lo spiarono da dietro le vetrine. La figura si avvicinò. Era vestito di nero, nero dalla testa ai piedi. Aveva il viso scarno e bianco. Era alto ricurvo sulla schiena. Le punte delle labbra rivolte verso il basso gli davano un’espressione malvagia. Gli occhi spiritati e rossi ne facevano la persona più spaventosa che ragazzi avessero mai visto. Ma la cosa più raccapricciante era che in mano aveva un lungo coltello.
Pamela strinse forte la mano di Camillo, tremava come una foglia. Era talmente terrorizzata e paralizzata che non ebbe nemmeno la forza di piangere.
Camillo venne meno nelle gambe, dovette fare uno sforzo immane per non svenire.
«È più orribile di quanto io potessi immaginare!» disse Camillo quando si riprese. «Sarà meglio cercare un posto sicuro dove nascondersi!».
L’uomo in nero si allontanò, i ragazzi uscirono guardinghi, camminavano rasentando i muri. Dovevano trovare un rifugio quanto prima.
Mentre erano intenti nella loro ardua ricerca di un rifugio adatto alle loro esigenze, soprattutto alle loro paure, sentirono della musica. Corsero come dannati seguendo quella melodia armoniosa e ritmata, per raggiungere il luogo da cui proveniva: forse la gente stava ritornando per le strade? Il pericolo era scampato? Dabby Dan era stato catturato e ora stavano festeggiando?