Musicoterapia e riconoscimento

Musicoterapia  e riconoscimento
Musicoterapia e riconoscimento

Musicoterapia riconoscimento

Musicoterapia riconoscimento

Perché in Italia non si riesce ad arrivare  al riconoscimento della musicoterapia? Che cosa frena il giusto riconoscimento ad una professione, il Musicoterapista, che gode di grande apprezzamento all’estero, mentre in Italia è considerata terapia di serie B.

 

Qual è il percorso per il riconoscimento?  Qual è la giusta collocazione della Musicoterapia e del Musicoterapista?

 

 

È da premettere che di Musicoterapisti nel mondo ce ne sono un po’, non quanti se ne vorrebbero, soprattutto in Italia, perché, stranamente in questa nazione non si riesce a dare a questa disciplina la giusta collocazione professionale, e cioè alla pari di Logopedisti, Fisioterapisti, Psicomotricisti e Terapisti Occupazionali.

La domanda è: perché tutti i Musicoterapisti d’Italia e tutte le associazioni di Musicoterapia non si uniscono, non raccolgono firme, non bloccano le ASL, non danno battaglia allo stato come hanno fatto gli psicomotricisti alcuni anni fa?

Semplice, perché ci sono degli ostacoli precisi:

  1. Molte scuole private di Musicoterapia perderebbero studenti che passerebbero alle università
  2. Se i Musicoterapisti venissero equiparati alle figure sanitarie alcune scuole musicali perderebbero i loro corsi  
  3. Verrebbe a mancare la teoria portata avanti dalle scuole musicali ed i loro diplomati che per essere Musicoterapisti ci sia la condicio sine qua non del diploma musicale (già, come se per diventare Logopedisti fosse necessaria la laurea in lettere!)
  4. Molte associazioni di Musicoterapia perderebbero la supervisione retribuita, perché le figure sanitarie fanno il tirocinio, non  la supervisione

Qualche anno fa nella Regione Campania, caso unico, con una legge regionale fu riconosciuta la figura del Musicoterapista, legge bocciata dalla consulta. La legge, non si capisce come, oltre a riconoscere la figura di Musicoterapista, cosa che spetta al Ministero della sanità, tagliava le gambe a tutte le scuole presenti sul territorio, in base a dei criteri di accreditamento  alquanto anomali.

Paradosso all’italiana: la Regione Campania da anni promuoveva corsi di Musicoterapia legalmente riconosciuti ai sensi della Legge 845/78 a scuole legalmente riconosciute, spillando fior di soldi agli studenti. Di colpo, in base a dei criteri di accreditamento al quanto anomali, bocciava tutte le scuole riconosciute e i loro diplomati (con esame davanti ad una commissione regionale), in favore di scuole e musicoterapisti senza alcun riconoscimento legale.

Un occasione d’oro perduta!  Quella legge, se fatta con criterio, con la partecipazioni di più parti, poteva essere una legge rivoluzionaria, precursora per altre regioni, e invece…  Chi troppo vuole nulla stringe.

Ergo: Musicoterapia, ai posteri dei posteri, l’arduo riconoscimento. Sperando, che qualora un giorno ci fosse un legge, dietro non ci siano faccendieri e manipolatori. 

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INTERESSANTE

Un’unica considerazione: le figure sanitarie fanno il tirocinio, è vero, ma hanno anche un tutor che li segue che funziona da supervisore del lavoro svolto dal tirocinante, che approva inizialmente il programma proposto secondo delle regole consolidato e che segue l’iter mettendosi a disposizione per quesiti e problemi (almeno sulla carta.
Per il resto sono pienamente d’accordo su quanto scritto dal collega Claudio Cutolo. E’ vero, le divisioni esistenti nella nostra professione hanno origine da una concezione bottegaia che pervade molti nostri colleghi ma che fa parfte, purtroppo della cultura imprenditoriale italiana. In Italia il bottegaio pensa solo a quanto gli entrerà domani. L’imprenditore, se tale vuole definirsi, concepisce piani di sviluppo aziendali nei quali il lavoro e le possibilità di impiego sono considerati valori costitutivi che arricchiscono, assieme ad una formazione permanente, gli ambiti di impegno profesionale distesi su tutto il territorio nazionale ed europeo.
Questi soggetti che si tengono stretti le utenze (i “clients” come superbamente li definiscono) non fanno del bene alla nostra causa. Le associazioni che fanno formazione o che svolgono attività di musicoterapia dovrebbero avere un altro compito in questi frangenti di “vacatio legis”, quello di sperimentare, fare esperienze e mettere tutto a disposizione di tutti; combattere, da una posizione di forza e come giustamente dice il nostro collega, per fare in modo che la professione acquisti valore e questo lo si potrà acquisire soltanto se si persegue il processo del riconoscimento includendo tutti gli operatori e ricercatori sparsi sul territorio italiana.
Ci vuole unità nella categoria.

È vero che i terapisti della riabilitazione fanno il tirocinio con un tutor, però c’è una piccola differenza: il tutor non percepisce soldi, fa parte di una struttura pubblica o convenzionata, non da voti, non entra nel merito del giudizio favorevole o sfavorevole per la laurea.
Roberta Improta
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva
Laureata presso la Seconda Università di Napoli

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