Bullo carismatico e insegnante | Il bullismo

Bullo carismatico e insegnante
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Bullo carismatico e insegnante

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Abbiamo parlato del carisma del bullo, ma ci preme ampliare l’argomento con un tema spesso sottovalutato: la simpatia che il bullo desta negli insegnanti.

Potrebbe sembrare un paradosso ma si tratta, invece, di una dinamica abbastanza frequente.

 

 

Il bullo oltre ad avere grandi capacità di gestire il gruppo dei pari, conquistandosi la fiducia dei membri e diventando leader indiscusso, a volte suscita simpatia anche negli adulti: insegnanti, collaboratori, dirigenti e genitori. Questa circostanza si verifica soprattutto in presenza del bullo leader, un soggetto che, soprattutto con gli adulti, ha grandi capacità comunicative, utilizza le armi dell’adulazione e della simpatia. In questo caso il bullo si presenta con un carattere forte, sicuro, con la risposta sempre pronta, sa essere divertente e il tutto, molto spesso, è condito con una sottile vena d’ironia.

Il bullo leader non teme gli adulti, non ha paura di guardarli negli occhi e sa confrontarsi con loro, possiede grandi capacità relazionali. Non ha paura di prendere decisioni e di assumersi responsabilità. Sa impartire ordini, non ha paura di affrontare situazioni complicate, mostra coraggio, soprattutto nel difendere il proprio gruppo. Agli occhi degli altri risulta essere invincibile e suscita fascino e sa quando assecondare e accontentare le richieste degli adulti. Per queste sue abilità non è raro che anche l’insegnante sia attratto da lui, o comunque, quasi sempre, il bullo gli risulti più simpatico della vittima.

Ma in un contesto dove il prepotente risulta più simpatico della vittima può comportare conseguenze molto pericolose soprattutto per quest’ultima. L’insegnante tende a difendere il bullo e vede nella vittima colei che provoca. Ma la cosa ancor più grave è che, anche laddove ravvisa comportamenti inappropriati del bullo, tende a minimizzare e a sminuire, a volte a giustificare i comportamenti negativi, altre volte prova a deviare il discorso soffermandosi sui pregi del bullo.

Tutto questo può rasentare il paradosso perché, anche se ci fosse provocazione da parte della vittima, niente può giustificare la violenza, che sia fisica, verbale o psichica.

Ricordiamo che nella scuola la vittima non ha difensori, né tra i pari, né tra gli adulti o, qualora li avesse, sono pochi e socialmente deboli e ininfluenti. Tutto questo non fa che acuire fortemente il disagio della vittima, perché è proprio l’insegnante, la figura che più di tutte dovrebbe tutelarla, a diventare, indirettamente, ma a volte anche direttamente, uno dei carnefici.

È doveroso sottolineare che l’insegnante che prende le parti del bullo provoca nella vittima un disagio nettamente superiore a quello che le provoca il bullo.

Infine dobbiamo riferire un’altra spiacevole circostanza, molto rara, ma quando si verifica provoca nella vittima ulteriori traumi e parliamo della situazione in cui la simpatia del bullo fa breccia finanche nei genitori della vittima. Non è impossibile imbattersi in genitori che tendono a sminuire se non addirittura a giustificare il bullo, magari accusando il figlio di essere asociale, incapace di fare amicizia o di essere provocatorio. In genere può succedere quando, per esempio, ci sono rapporti di conoscenza o di amicizia tra la famiglia del bullo e quella della vittima, o quando il bullo frequenta la casa della vittima e riesce a farsi benvolere dalla famiglia di quest’ultima ed infine quando a sminuire il comportamento del bullo e ad accusare la vittima è l’insegnante che gode di ottima considerazione da parte dei genitori.

Non dimentichiamo che difendere la vittima è un nostro dovere, anche se nutriamo forte simpatia per il bullo.

 

 

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