Come affrontare la separazione dai genitori

Come affrontare la separazione dai genitori

Come affrontare la separazione dai genitori

Separazione genitori

Separazione dai genitori

Spesso siamo costretti a lasciare i figli dai nonni o con la baby-sitter ed il bambino incomincia a fare il pazzo.

 

La fase della separazione dai genitori, durante lo sviluppo psicomotorio, è un momento critico per il bambino e va gestito con molta attenzione e cautela affinché venga superato con serenità ed accettato. Il bambino inizia a provare l’ansia da separazione intorno all’ottavo mese, età in cui distingue i genitori e le persone familiari dagli estranei. La consapevolezza che esistono persone sconosciute fa sì che il bambino preferisca stare con i genitori ed ha difficoltà ad andare con gli altri, e questo si manifesta con rifiuto e pianto. Intorno al primo anno di età il bambino inizia a tollerare le persone estranee e dopo un po’ di osservazione riesce ad interagire con loro e ad avere delle preferenze. Per non rendere traumatico il momento del distacco è importante dire al bambino che la mamma e il papà andranno via per un po’ di tempo e che poi torneranno a prenderlo, e diventa importante salutarlo con molta naturalezza prima di andare via anche se il bambino si mette a piangere. Sono da evitare i saluti struggenti con tanti baci e abbracci perché rendono più difficile il distacco fisico e ciò fa aumentare l’ansia del bambino. E’ sbagliato andare via di nascosto perché il bambino non prevedendo il distacco, si sente abbandonato e la sua reazione non può che essere negativa e la separazione risultare difficile. Naturalmente ci sono bambini che vivono la separazione con più tranquillità ed altri che hanno maggiori difficoltà. Per gestire al meglio la fase del distacco bastano semplici espedienti:

  • Fare in modo che le prime separazioni non siano troppo lunghe e pian piano allungare i tempi;
  • Se il bambino piange, lasciarlo comunque con chi si era deciso;
  • Se al primo saluto il bambino reagisce negativamente si può introdurre un secondo saluto ma ad una distanza maggiore es.: il bambino saluta il genitore alla porta e poi va a salutarlo dal balcone;
  • I genitori dovrebbero essere rintracciabili così che se il bambino sente il bisogno di sentirli può telefonare e tranquillizzarsi;
  • E’ importante non assumere un atteggiamento troppo possessivo nei confronti del bambino ma consentirgli di trascorrere del tempo con le persone familiari e di  entrare in contatto e rapportarsi anche con quelle meno familiari così che non le percepisca come un pericolo.

 

Commenti (2)

Sono separato da sette anni e con regime di affidamento condiviso.purtroppo quando mi sono separato ho scelto che i miei figli stessero tre giorni con me. E tre con la mamma quindi fanno avanti e indietro da una casa all’altra ormai da sette. Anni.il problema e’ che oltre ad essere distrutti da questi avanti e indietro tre anni fa a mio figlio e’ stato diagnosticato l’autismo.mi chiedo se e’ possibile che un bambino portatore di questo handicap possa continuare a fare questa vita , visto che e’ da quando che mio figlio ha questa patologia che sto lottando con la giustizie e il tribunale per fargli avere una vita più tranquillia , quindi a casa o mia o della madre la quale continua a sostenere ch quest regime va bema.grazie

Non è facile rispondere al suo commento, se non altro per la difficile situazione che si trova a vivere lei, sua moglie e i suoi figli. Ma devo dirle che nessun bambino al mondo può essere più sereno se rinuncia ad uno dei genitori. Per i bambini la cosa più sofferente non sono i continui spostamenti, nemmeno per gli autistici. I bambini soffrono, prima, per i litigi dei genitori, dopo, per la separazione, poi per eventuali nuovi compagni dei rispettivi genitori e soprattutto per le continue divergenze che ci sono tra i genitori anche dopo la separazione. Un bambino può vivere meglio lo spostamento se trova genitori sereni, allegri, e pieni di amore da donare loro. Anche se la soluzione migliore per i bambini è ancora lontana, soprattutto in Italia, perché sa qual è? Che i bambini restassero nella loro casa, e si alternassero i genitori in quella casa per tre giorni a settimana. Ma anche in questo caso diventerebbe difficile qualora uno dei genitori trovasse un nuovo o una nuova compagna, ancora di più se arrivano altri figli. Quindi non resta che il buon senso, cercare di far vivere gli spostamenti con serenità, con amore. Rinunciare ad uno dei genitori non è la soluzione migliore, anche perché mi creda, non sarà il suo caso, ma nella maggior parte dei casi, la richiesta di far vivere i bambini in una sola casa nasconde il volere togliere i bambini all’altro coniuge.
Le porgiamo i nostri più cordiali saluti e in bocca al lupo.
Claudio Cutolo, Roberta improta.
Educatori, terapisti, ma soprattutto, genitori.

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