Abuso sessuale infantile

Abuso sessuale infantile
Abuso sessuale infantile

Abuso sessuale infantile

Abuso sessuale infantile

Quando sentiamo parlare di abuso sessuale infantile, ci capita di ascoltare molti luoghi comuni. Inoltre molte idee che abbiamo sono errate.

In questo articolo analizziamo l’abuso sessuale infantile da un punto di vista pedagogico, in quanto poniamo l’attenzione sulle priorità del bambino abusato e non sul mero desiderio di giustizia e vendetta.

 

Uno degli argomenti che più ci spaventa, soprattutto a chi, come noi, è genitore, è la pedofilia. Pensare che nostra figlia o figlio possa subire molestie, abusi o violenze ci fa letteralmente impazzire.

La paura e soprattutto la rabbia di questa piaga, ci porta a desiderare la più severa delle pene per chi abusa di un bambino.

Eppure ci sono alcune informazioni che e ci portano a valutazioni errate in merito, a luoghi comuni da sfatare. Sono nozioni che il più delle volte apprendiamo dai mass media che parlano dell’argomento senza averlo mai approfondito o per sete di sensazionalismo. Quindi le nostre conoscenze si basano su letture di giornali e soprattutto su trasmissioni televisive dove sociologi, psicologi, criminologi e opinionisti e tuttologi parlano dell’argomento, ma non hanno mai letto un libro, non hanno mai svolto studi, non hanno mai visto una vittima di pedofilia o un pedofilo, e il loro contributo è esclusivamente demagogico.

Come vedremo, alcune cose che pensavate fino ad ora sono errate sull’abuso sessuale e sulla pedofilia sono errate. Alcune considerazioni che andremo a fare le troverete aberranti, altre vi sembreranno logiche, ma alcune vi sconvolgeranno e vi lasceranno con l’amaro in bocca.

Prima di leggere l’articolo che segue, vi chiediamo di porvi una domanda in tutta coscienza: quando venite a sapere di una bambina che ha subito abusi sessuali, qual è per voi la cosa più importante in quel momento: il bene della bambina o la sete di vendetta? Se avete risposto la sete di vendetta potete anche fare a meno di leggere l’articolo, se, invece, come la maggior parte degli operatori che lavorano con i bambini, avete risposto la prima, cioè il bene del bambino, allora leggete l’articolo ricordandovi, però, in ogni momento della lettura questa risposta.

  1. Essere pedofili non è reato, è reato avere rapporti con i bambini! Se una persona è attratta dai bambini ma non approfitta mai di loro per coscienza, non può essere arrestata.
  1. Se domani legalizzassero la pedofilia, probabilmente, uscirebbero allo scoperto più pedofili che omosessuali. Sì, perché non potete nemmeno immaginare quanto sia diffuso il problema: ci sono migliaia e migliaia di siti di pedo-pornografici, molti a pagamento: come è possibile che ci siano tanti siti se poi non ci sono milioni e milioni di utenti disposti a guardarli?
  1. L’infelice paragone pedofilia-omosessualità che fanno spesso persone di chiesa o politici contrari ai matrimoni gay o pseudo filosofi, ha lo stesso valore che paragonare il baratto al furto. L’omosessualità è uno scambio libero tra due persone consenzienti: tu mi dai una pianta di gerani, ed in cambio io ti do un centrotavola. La pedofilia è un furto: tu non mi vuoi dare la tua pianta di gerani ed io me la prendo con la forza.
  1. Siamo ben consapevoli che tutti vorremmo non fosse così, ma purtroppo dobbiamo accettare il fatto che il pedofilo è una persona deviata sessualmente, disturbata, “malata” anche se non curabile, ma non un mostro. Questo concetto è molto importante, soprattutto se, come vedremo dopo, il pedofilo è il padre. Ricordatevi che un mafioso, un camorrista, un rapitore di bambini sono mostri peggiori, perché spinti da potere e interesse economico. Il pedofilo è spinto da un’attrazione incontrollabile che non può gestire, a differenza di un mafioso o un camorrista.
  1. A molti non piace la definizione di “malato” per il pedofilo. In realtà potremmo anche accettare che il pedofilo non sia considerato malato, ma quando si tratta di un padre o di un fratello che abusano della figlia o della sorella, nessuno può mettere in dubbio un disturbo mentale. Nessuna persona sana di mente abuserebbe sessualmente di un figlio.
  1. Anche se sentirete preti, psicologi, psichiatri e medici in generale affermare che i pedofili vanno curati sappiate che è un abbaglio grande quanto il mondo: i pedofili non possono essere curati. Possono essere sedati per inibire le pulsazioni sessuali, chimicamente castrati, possono essere aiutati a comprendere che non è giusto andare con i bambini, ma nessuno di loro, nemmeno dopo anni di psicoterapia potrà mai guarire. Un pedofilo può imparare a gestire la propria vita senza abusare di un bambino, ma se un giorno legalizzassero la pedofilia, con ogni probabilità correrebbe immediatamente a cercarsi un bambino. Il pedofilo è attratto dai bambini, si innamora dei bambini, vorrebbe fare sesso con i bambini, così come un etero lo fa con il sesso opposto. E se anche questa attrazione ha origine da traumi, disagio o altro, ormai è radicata in lui come piacere e non può essere curata.
  1. Anche questa affermazione farà sobbalzare i più dalla sedia: La pedofilia è una devianza molto meno strana rispetto ad altre. Se prendeste 100 eterosessuali e li lasciaste su 100 isole deserte diverse, in compagnia di un uomo, una donna di 80 anni e una bambina di 10 anni, dopo qualche tempo, anche se non lo confesserebbero mai, le loro fantasie sessuali si rivolgerebbero alla bambina, e non sull’uomo o la donna anziana. Questo perché la bambina è quella che più si avvicina, per carattere e sembianze fisiche, ad una donna. Ricordiamo che in molte culture e soprattutto in passato le donne si sposavano anche a 10 anni e con uomini molto più grandi di loro. Naturalmente la deviazione più si aggrava quanto più scende l’età delle bambine e quando si sposta su bambini maschi.
  1. In Olanda c’è un partito che lotta perché sia riconosciuto il diritto agli gli adulti di fare sesso con le bambine. Tra le tesi che portano avanti c’è quella che bambini di 10-12 anni hanno già pulsazioni e desideri sessuali. Affermazione fatta anche da filosofi e personaggi famosi, anche italiani. E in effetti può essere vero che i bambini abbiano desideri sessuali. Peccato, però, che soprattutto le bambine, salvo che abbiano seri problemi psicologici, i desideri sessuali li abbiano verso i loro coetanei, o personaggi famosi come attori e cantanti giovanissimi e non con persone adulte che potrebbero essere insegnanti, vicini di casa etc., salvo che non siano plagiate o costrette. Infine e bene ricordare che in quelle bambine la pulsazione sessuale il più delle volte è a livello di fantasia, e davanti alla possibilità concreta di fare sesso con il coetaneo o il personaggio famoso, la maggior parte si tirerebbe indietro. Abbassare per legge dell’età sessuale in cui i bambini possono fare sesso, non è venire incontro alle esigenze sessuali dei bambini, ma dei pedofili.
  1. Per molti la soluzione è la pena di morte o la castrazione chimica. Personalmente penso che uccidere in pedofilo sia una sconfitta per la società. Cosa scatta nella mente di una persona perché sia pedofilo non è questa la sede per scoprirlo, ma di sicuro non è una scelta. Quasi la metà dei pedofili a loro volta sono stati vittime di abusi da piccoli. Tutti avranno sicuramente subito traumi, cattiva educazione, etc.! In tutti i casi una buona parte di colpa ce l’ha la società e le istituzioni, che non sono riusciti a proteggerlo e a tutelarlo quando era piccolo. Chi dovremmo condanne a morte?  Riguardo la castrazione chimica dovrebbe essere eseguita solo se il pedofilo è consenziente. La soluzione è il carcere o la casa di cura se ha commesso reato, e tenerlo sotto controllo se è un potenziale abusante, ed evitare che venga a contatto con i bambini, soprattutto lavori che necessitino contatto con i bambini: bidelli, insegnanti, educatori etc.!
  1. Uccidere un Pedofilo? E poi vi sentite a posto con la coscienza? Avete ucciso qualcuno che suo malgrado era così, perché non sappiamo cosa causa questa devianza. Il pedofilo deve essere fermato e non ucciso: essere pedofili non è una scelta, è una devianza ed il pedofilo, oltre a autolimitarsi, non sa cosa fare.
  1. Sappiate che quando si parla di pedofilia ed incominciate a cercare sconosciuti che girano per strada offrendo caramelle ai bambini, non ne troverete molti. I casi di sconosciuti che agganciano bambini per strada esistono, ma sono una piccolissima parte (anche se dobbiamo dire che sono i più pericolosi perché quelli che poi possono uccidere il bambino). Purtroppo, una buona parte degli abusi sessuali avviene in famiglia da parte del padre, fratello, nonno, zio, amico di famiglia, vicino di casa. Un’altra buona parte avviene nei luoghi che pensiamo protetti: scuola, palestra, azione cattolica, piscina, tutti luoghi, insomma, dove il bambino sta molto tempo a contatto con adulti di cui si fida: insegnanti, bidelli, educatori, preti, istruttori di palestra e piscina. Mentre, come abbiamo detto, quella dello sconosciuto che ti offre caramelle per strada è una piccolissima parte.
  1. Ricordate la domanda: qual è la cosa più importante? il bene del bambino o la sete di vendetta? Ecco il momento di ricordare la risposta: Quando l’abusante è il padre, o un fratello, o un nonno,  la risposta è molto più difficile di quanto si possa immaginare. Se un padre abusa del proprio figlio, tutti siamo immediatamente portati a dire di arrestare il padre, ma è davvero la soluzione giusta? Vi consiglio a riguardo la lettura del libro: “Piccolo amore di papà” di Latchem-Smith Julia. Un libro autobiografico di una vittima di abusi da parte del padre. Vi fa capire che gli interventi di giudici, assistenti sociali, psicologi, forze dell’ordine e insegnanti sono spinti soprattutto da impulsività e rabbia, senza considerare minimamente quello che è giusto per il bambino. Ricordatevi che nonostante le violenze che un padre perpetra ad un figlio, nessuno potrà mai fargli rinnegare l’amore che il piccolo prova per lui. Arrestare il padre o il fratello? Il bambino si sentirà in colpa. Inoltre lo faranno sentire in colpa gli sguardi dei parenti che dubiteranno di lui.  Già, perché quello che succede ad un bambino quando si viene a sapere che il padre abusa di lui, è più drammatico di quanto voi nemmeno possiate immaginare. Sappiate che quasi sempre le conseguenze di un abuso sessuale in famiglia sono talmente apocalittiche da far desiderare al bambino che tutto torni come prima: cioè preferire subire gli abusi, a quello che sta passando in quel momento. Fratelli, madre e parenti che mettono in dubbio le sue rivelazioni. Parenti che l’accusano di aver messo in piazza fatti familiari. Il processo, gli interrogatori, gli sguardi della gente e dei compagni di scuola, e soprattutto, l’allontanamento dalla famiglia, la casa, le sue cose, le persone care, addirittura rischiare di essere chiuso in una casa famiglia. Quello che un bambino abusato dal padre vuole è semplicemente che il padre smetta di fargli del male.
  1. La soluzione migliore sarebbe che la famiglia unita decida per l’allontanamento del padre: madre, fratelli, nonni. Ma anche in questo caso per il bambino non sarà mai facile. Ha subito un torto dalla persona che insieme alla madre ama di più, e la perdita di quella persona che nonostante tutto ama. Questo vorrebbe dire che se il bambino lo desiderasse, dovrebbe avere la possibilità di continuare a vedere il padre, in un luogo protetto, sotto controllo, ma che gli sia consentito la possibilità di ricucire il rapporto con il padre. E se ci dovesse essere il perdono della madre del bambino, anche la possibilità di restare in casa con i familiari, con il controllo continuo di un tutor che giornalmente si rechi a casa del bambino. Fermo restando tutte le terapie necessarie al padre, al bambino e alla famiglia. Almeno fino a quando il bambino sarà maggiorenne. Questo, ci dispiace doverlo ammettere, è il bene del bambino.
  1. Molti operatori hanno avuto questa “genialata” di descrivere il pedofilo come un lupo, un mostro cattivo, addirittura un orco. Il che non è del tutto sbagliato, l’orco era colui che mangiava i bambini e il pedofilo in un certo senso rappresenta molto bene l’idea. Il problema è che chi utilizza questi termini, lo fa per stimolare i bambini a parlare, soprattutto quelli che subiscono violenze, questo perché l’abusante mette in atto una strategia infame: dice al bambino che è sporco, che è cattivo e che se lo dice a qualcuno tutti lo odieranno, o minaccia di fare del male ai suoi cari se lo dice a qualcuno. Con gli appellativi offensivi si spera di far comprendere al bambino che l’abusante è un mostro e non deve avere paura di denunciarlo, perché non è lui ad essere cattivo e sporco, ma il mostro. Quindi le intenzioni sarebbero anche buone, se non fosse per un piccolo particolare: se come dicono le statistiche la maggior parte degli abusi avviene nel contesto familiare o con persone di cui il bambino si fida e a cui è legato (padre, fratello, nonno, zio, insegnante, allenatore, prete, educatore dell’azione cattolica, istruttore di ginnastica o nuoto) è chiaro che stiamo parlando di una persona a cui il bambino vuole molto bene. Se insistiamo a chiamarlo mostro, non solo il bambino non lo denuncerà perché gli vuole bene, ma peggiorerà il suo stato psicologico, perché sente dire che il papà o il fratello è un mostro. Non sarebbe tutto più semplice se invece di chiamarlo mostro, dicessimo al bambino che chi fa quelle cose è una persona malata che ha bisogno di aiuto? Il bambino sarebbe preoccupato del male della persona che ama e più disponibile a parlare e chiedere aiuto.

Concludiamo dicendo che forse solo chi ha lavorato in una casa famiglia sa, che i bambini tolti ai genitori, hanno sempre e solo un desiderio: tornare dai genitori, anche quando hanno subito abusi e gravi maltrattamenti. Sarebbe quindi il caso di incominciare a valutare una soluzione diversa dal togliere i bambini ai genitori e chiuderli nelle case famiglia (spesso orfanotrofi mascherati da isole felici). Ricordate che il trauma di essere tolto ai genitori è molto più forte degli abusi e violenze subite. Giudici, assistenti sociali e psicologi dovrebbero incominciare a capirlo.

Claudio Cutolo Musicoterapista/Educatore Psico-Comportamentale

  • Tesi Master in Musicoterapia: Musicoterapia nell’abuso sessuale infantile
  • Operatore telefonico e Responsabile commissione Internet per la ricerca di siti pedo-pornografici presso il CAM Telefono Azzurro di Napoli dal 1998 al 2004
Commenti (2)

Buongiorno Sig Cutolo,
volevo porle un paio di domande….
Per quale motivo ha deciso di specializzarsi in “Musicoterapia nell’abuso sessuale infantile”?
Lei ha subito un abuso sessuale nella sua infanzia?
La ringrazio molto per la gentile risposta.

Cordiali saluti
Susanna Golinelli

Gentile signora Golinelli, ammetto che leggendo il commento mi è venuto subito un sorriso e ho pensato ecco un altro che si diverte a provocare, ed il primo istinto è stato quello di cestinare il commento, ma poi ho pensato che è talmente assurda e sciocca la domanda che forse potrebbe essere sincera e innocente.

Ma mi permetta ora di porre io una domanda: che cosa le fa credere che una persona che ha subito violenze sessuali possa risponderle tranquillamente di sì?
Chi subisce abusi sessuali ha serie difficoltà a parlarne con uno psicologo, con una persona cara, figuriamoci aprirsi ad una persona sconosciuta che, a brucia pelo, pone la domanda su un sito web, per altro pubblico.

Posso assicurarle che chi è vittima di abusi sessuali difficilmente da adulto intraprende studi e lavori che possano portarla a ricordare continuamente il doloroso passato. E se lo facesse metterebbe in serio pericolo la sua psiche e quella del paziente.

Ogni qualvolta che dovesse ritrovarsi di fronte ad un paziente abusato, rivivrebbe gli incubi del passato.

Ma devo comunque ringraziarla per non avermi chiesto se sono un pedofilo. E non è una battuta, perché
paradossalmente, è più facile che ad intraprendere una professione che ha che fare con l’abuso sia un pedofilo, che non una vittima di abusi.

Ma se avesse spulciato meglio sul sito, sotto la sezione “chi siamo” avrebbe trovato una breve descrizione delle nostre esperienze e competenze, e tra le mie avrebbe potuto leggere che ho lavorato come volontario presso il CAM Telefono Azzurro di Napoli, dove mi sono trovato spesso a trattare l’abuso sessuale infantile, successivamente la mia esperienza si è estesa al lavoro di educatore presso alcune case famiglie dove erano presenti bambini abusati. Quando sono diventato Musicoterapista ho avuto tra i miei pazienti bambini abusati. Avendo avuto ottimi risultati attraverso il trattamento delle Musicoterapia, ho deciso, insieme al docente del Master di Musicoterapia che ho frequentato, di unire i miei studi alle esperienze pratiche e di elaborare una tesi sull’argomento.

Gentile Signora Gonelli, mi perdoni la pessima battuta, ma se una sera si ritrovasse ad una cena e al suo tavolo sedesse un oncologo, gli chiederebbe se si è specializzato in oncologia perché da piccolo ha avuto un tumore? O ad un Neuropsichiatra chiederebbe se da piccolo è stato chiuso in una casa di cura?

Cordiali saluti.

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