Bullismo scuola infanzia |Troppo spesso sottovalutato

Bullismo scuola infanzia
Troppo spesso sottovalutato

Bullismo scuola infanzia

Bullismo scuola infanzia

 

A dispetto di quanto si possa pensare, il bullismo incomincia già nella scuola dell’infanzia. In realtà la vera prevenzione dovrebbe iniziare proprio da lì, ma spesso sono proprio insegnanti e genitori a sottovalutare il problema liquidandolo come semplici liti tra bambini.

Eppure, proprio nella scuola dell’infanzia, basterebbero pochi accorgimenti, che, se anche apparentemente potrebbero sembrare inutili, possono invece dimostrarsi molto rilevanti per la prevenzione nella scuola primaria e in quelle successive.

 

Non va dimenticato che correggere i comportamenti negativi di un preadolescente è un’impresa ardua, a differenza degli interventi che si possono effettuare con i bambini della scuola dell’infanzia.

Il bullismo nella scuola dell’infanzia è sostanzialmente diverso rispetto alle classi di grado superiore. Innanzitutto risulta più difficile identificare le differenze tra i vari tipi di bulli e vittime, inoltre le tipologie di bullismo sono ridotte: si tratta per lo più di prepotenze e atti di emarginazione. Inoltre non sempre il bullo o la bulla prende di mira la stessa vittima. I maschi tendono più ad atti di prevaricazione attraverso la presa di possesso di oggetti, giocattoli o del territorio: giostrine, posto a sedere, altri luoghi. Le femminucce invece tendono soprattutto ad emarginare, a creare gruppetti e a escludere le altre bambine o qualche bambina in particolare.

Naturalmente questo non significa che le femminucce non possano essere violente o i maschi non possano fare gruppo ed escludere gli altri bambini.

Ma anche se il bullismo alla scuola dell’infanzia presenta delle differenze, alcune dinamiche sono quelle classiche, come la presenza del capobranco (il bullo o la bulla) ed il branco. Il bullo è a capo del suo gruppetto e dirige i giochi, gli altri eseguono gli ordini e lo spalleggiano.

Spesso i gruppetti non durano molto poiché a questa età i rapporti sono ancora fragili e molti gruppetti e amicizie si sfasciano con la stessa rapidità con cui si creano, per poi ricostituirsi.
Uno dei primi segnali è sicuramente la costituzione di un duo o un trio molto affiatato, ma caratterizzato da uno dei bambini che è carismatico e preponderante sugli altri. Prende la quasi totalità delle decisioni, ma soprattutto decide chi può far parte o meno del loro gruppetto. Inoltre già a questa età si possono riscontrare bambini che si comportano da gregari idolatri, bambini che tendono, cioè, a compiacere continuamente il bambino carismatico, soddisfacendo le sue richieste, attuando anche comportamenti negativi, come potrebbe essere il fare la spia, pur di ricevere l’approvazione dell’amichetto carismatico.

È molto importante in questa fase prestare attenzione alle dinamiche relazionali che si instaurano tra i bambini; bastano due episodi in cui un bambino strappa un giocattolo dalle mani di un altro bimbo con prepotenza, o di bambine che si uniscono in gruppetti escludendo altre compagne, per incominciare a tenere  la situazione sott’occhio e valutare la possibilità di qualche intervento.

Come vedremo in seguito, la separazione bullo – branco, non forzata, ma attraverso attività di gioco; piccoli gruppi stabiliti dagli insegnanti, e soprattutto spiegare ai bambini i comportamenti sbagliati sul nascere e nell’immediato in cui avvengono, possono fare la differenza.

Attenzione, spesso di fronte a queste situazioni alcuni “operatori” ritengono che bisogna lasciare i bambini liberi, fargli vivere le proprie esperienze, lasciare che se la sbrighino da soli, così che abbiano occasioni per maturare.

Come è stato ampiamente dimostrato dalla maggior parte degli studi a riguardo, il bullismo non ha niente a che vedere con le zuffe innocue che favoriscono la crescita e la maturazione di un bambino, e quando in classe si verificano episodi di bullismo, nessun bambino ne trae vantaggio o matura, ma la situazione tende ad inasprirsi sempre di più, sia per il bullo e il branco, sia per la vittima o i bambini più deboli.

Le liti tra bambini, quelle che insegnano a crescere, si distinguono nettamente dal bullismo, innanzitutto sono episodiche e sono accompagnate quasi sempre da: con te non ci gioco più, non ti voglio bene più etc.!  Di solito il bisticcio dura poco e i bambini ritornano a giocare tra di loro come prima. Inoltre nei litigi “sani” non ci soni né vinti né vincitori. Nel bullismo, invece, il bullo ne esce vincitore, la vittima sconfitta. Così come l’esclusione non è isolata, ma è continua nel tempo. I gruppetti restano chiusi, così come le prepotenze non sono limitate ad un solo episodio.

Dobbiamo sottolineare che a volte il “bullo” potrebbe ancora non aver preso coscienza delle proprie potenzialità di leader negativo, si tratta cioè di un bambino carismatico che attira le simpatie degli altri bimbi, senza che per questo sia prepotente o selettivo. Purtroppo però, soprattutto a questa età, la linea di demarcazione tra la correttezza e la scorrettezza è sottile e fragile. Il bambino carismatico, che ha un forte ascendente sui compagni, a lungo andare potrebbe rendersi conto di poter gestire gli altri a suo piacimento.

La presa di coscienza di avere potere sugli altri, vedere che gli altri sono sempre disponibili ad ascoltarlo, a soddisfare le sue richieste, anche quelle meno morali, può innescare un meccanismo critico, dove un bambino, di norma buono, si trasforma in un leader negativo, in un bambino viziato che pretende vengano soddisfatte tutte le sue pretese, anche a costo di utilizzare mezzi scorretti.

 

 

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